mercoledì 3 settembre 2014

L'Italia coi complessi di inferiorità

La comprensione non ha senso senza la conoscenza.

Per comprendere meglio una cultura che, ahimè, per ora non posso ancora visitare "senza rischi" ho deciso di dedicare i miei soldi all'acquisto di un libro sul Medio Oriente dell'età aurea.
Robert Byron, La via per l'Oxiana.
Cosciente in realtà di ben poche informazioni a riguardo, e guidata da una introduzione di un estasiato Chatwin, mi lascio trasportare in una realtà ed un'epoca differente.
Cosa è successo a quel Medio Oriente?



La lettura scorre piacevole, forse per la mia somiglianza caratteriale con quel tale "Byron", sopportato da pochi e tanto critico con l'estero quanto con la stessa madre patria.
Per chi vorrebbe saperne di più, la via per L'Oxiana è un diario di viaggio che Byron ha composto in occasione del suo viaggio nel 1930 nell'Asia Centrale, quando i viaggi erano pur sempre rischiosi ma più per i mezzi a disposizione che per tutto il resto.

Durante la lettura sorge spontaneo un paragone con l'Italia attuale, un paragone che ha un che più di cuorisità che di critica.
Vi riporto innanzitutto il passo che per primo ha fatto sorgere in me una profonda immedesimazione:

"Gli Afghani si aspettano che sia l'europeo ad adattarsi alle loro regole, invece che loro alle sue, una realtà di cui mi sono reso conto questa mattina quando ho cercato di comprare dell'araq: non c'è una goccia d'alcol da comprare nell'intera città. Questa finalmente è l'Asia senza complessi di inferiorità."


Il Medio Oriente descritto da Byron è un prospetto in grado di farci comprendere quale sia il background culturale privo delle attuali interposizioni di Russia e Stati Uniti, descritto da un Inglese che della sua patria ha amato prevalentemente Whiskey e Seltz.
Più volte Byron profetizza ciò che poi la quotidianità attuale ci renderà tristemente noto, come la guerra tra Palestinesi ed Ebrei, l'instaurazione di un governo Sciita rivolto all'odio verso l'ateismo e l'idolatria e così via.
Ma nella frase sopra citata vi è una vena ancora più spaventosa e silenziosa di ciò che avverrà.
Mentre gli Afghani, a detta "dell'occidente", sono "indietro" nello sviluppo industriale per una scelta più propria che di circostanza, gli stessi Afghani capirono già nel lontano 1930 quanto effettivamente fosse rischioso perdere le proprie radici ed il proprio credo nella terra a loro appartenuta.
Il paragone con l'Italia sorge come un fulmine a ciel sereno, denso delle preoccupazioni che tale affermazione porta con sè.
Cosa diavolo sta facendo l'Italia?
Mentre nel 1930 fu la Persia (attuale Iran) a cedere alle occidentalizzazioni, attuando una politica laica e profondamente irrispettosa nei confronti della cultura che fu, tanto da essere poi invasa e "fatta a pezzi" da Inglesi e Americani. Cosa portò tutto questo? Portò ad un temporaneo esilio dello scià e ad una militarizzazione dei rivoltosi che tentarono di scacciare l'invasore. Nel tentativo di occidentalizzare a forza la Persia, si ebbe una instaurazione di gruppi estremisti che fecero della rabbia e del risentimento verso il saccheggio morale del proprio paese la compagnia di bandiera.

Tralasiando giudizi di qualsivoglia fazione sulla storia della Persia, il rischio è tuttavia concreto quando si parla di Italia.
L'Italia sta giungendo ad un punto di saturazione innaturale, per complessi di inferiorità si paragona al resto d'Europa, all'America, all'Asia estrema pur di ottenere una pacca sulla spalla e una medaglietta degli scout. Cosa stai facendo, Italia?
All'Italia viene imposta una accoglienza forzata che sta rendendo il paese più accogliente e caloroso del mondo un'arido lembo egoista. D'altronde che non si dica che è colpa della gente, se manca il cibo l'egoismo diventa una regola di sopravvivenza.
Nessuno reagisce più alle nostre regole, la vita è diventata un inferno per l'incapacità delle forze pubbliche di imporre all'Europa - ormai paragonabile all'ombra Americana sulla Persia - le proprie regole ed i propri dettati. Si vuole imporre uno stato laico di forza che non solo non è laico ma impone l'idolatria del consumo e del buonismo, e si sradica qualunque tradizione o caratteristica tipica dell'Italia.

La comprensione di un fenomeno di questo tipo è da ricondursi al desiderio profondo dell'Italiano medio: piacere a tutti.
Ecco l'Italia che si sforza di dire più parole in inglese che in italiano, che cucina un perfetto pollo alle mandorle e scuoce la pasta, che dice ad Hitler di essere un pò tedesco e dice all'Africa di aver sempre valorizzato il nero. L'Italia che ha paura di dire stronzo ad una etnia diversa per non sembrar razzista e che apre la porta a chiunque tranne ai propri anziani perchè ha paura che il proprio vero razzismo esca in superficie.

Ci stiamo dimenticando che l'invidia dell'Europa per l'Italia è reale, ed è per questo che ci distrugge.
(vedi articolo: 10 cose che noi Italiani ci dimentichiamo di saper fare)
L'unica nota positiva che vedo, in tutto questo, è che una cosa stanno riuscendo a farcela vivere meglio: l'Italiano ora sta male, da nord a sud.
Ed è per questo che le tradizioni del nord diventano più simpatiche al Meridione e viceversa, le persone sono sempre più disposte ad aiutarsi perchè lo stato non aiuta, e si dimentica dei suoi stessi abitanti. Questo è il positivo, abbiamo bisogno di sentirci Italiani.
Abbiamo bisogno di sentirci uniti, di sentire la nostra bella lingua, di sentirci a casa nostra.

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