giovedì 20 marzo 2014

Coniugare la tradizione alla modernità per potenziare le proprie risorse cognitive

Ecco forse il primo post che mi trovo a scrivere con una logica più attinente al mio studio e alla mia preparazione.
Definirne il "perchè" è tutto sommato semplice, e la risposta può ritrovarsi in un semplice verbo: viaggiare.

Tempo fa lessi un libro riguardante la multiculturalità e mi interessò la questione delle life skills in soggetti "multiculturali".
Le life skills sono innanzitutto delle capacità intrinseche della persona che possono essere sviluppate o meno nel corso della vita. Tali skills, nella multiculturalità, consentono all'individuo di gestire la propria esperienza di vita in maniera più completa, grazie ad una maggiore creatività e flessibilità cognitiva.

Accade quindi che in soggetti nati in un contesto multiculturale (che sia anche solo una famiglia appartenente a diverse etnie o la permanenza in un luogo tale) tali skills siano la chiave di volta per ottenere una capacità di adattamento e di pensiero sopra alla media.

Cosa accade, però, se abbattiamo le frontiere culturali?
La multiculturalità trova la sua forza nel comprendere ed evidenziare le differenze culturali tra diverse etnie, unendole pur conservando gelosamente il loro nucleo originario.
Eliminando la frontiera culturale che distingue due tradizioni, due realtà distinte, avviene la morte di essa stessa con il conseguente disorientamento della comunità che ne fa parte.

Ecco quindi che il modo migliore per trasmettere e  comprendere le tradizioni è accettarne le differenze. Non siamo "tutti uguali" perchè ridurre ogni cultura ad un misero pattern di comportamenti significherebbe "eliminarla".
Solo accettandone le differenze nel proprio contesto si è in grado di capirne il valore e le motivazioni.
Decontestualizzare una cultura, pretendere che altre culture si mischino in modalità forzate e non naturali fa nascere contesti di intolleranza e di incomprensione, nonchè di privazione totale delle proprie "radici".




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